La riforma del catasto fabbricati torna all'esame della Camera
Data: Giovedì, 12 settembre 2013
Argomento: CATASTO


La riforma del catasto fabbricati è tornata all’esame della Camera. Se ne occupa la Commissione Finanze presieduta dall’on. Daniele Capezzone, che ha anche presieduto il Comitato ristretto (formato da tutte le forze politiche) che ha messo a punto il testo che costituisce la base della discussione parlamentare. Il testo, dunque, che (salvo qualche possibile aggiustamento) è destinato a diventare l’impianto definitivo della riforma.



Il catasto sarà anzitutto “algoritmico” (costruito, cioè, con “funzioni statistiche”) e avrà, per così dire, due anime: una patrimoniale ed una reddituale. Un’innovazione storica, finora da pochi percepita.

Il catasto italiano, è sempre stato (fin dal 1871), un catasto di redditi (solo alcuni Stati preunitari avevano Catasti patrimoniali, per incapacità del loro sistema di accertare i redditi). Lo è anche l’attuale: solo che a fine anni ’80 vennero “censiti” (in un qualche modo) i valori, trasformati nel ’90 in rendite con l’applicazione – in modo del tutto superficiale – di elementari coefficienti (1 per cento per gli appartamenti, 2 per cento per gli uffici, 3 per cento per i negozi). Di fatto, rimase un catasto sostanzialmente di valori, e fittiziamente di rendite. Fu (ed è tuttora) infatti percepito come rappresentativo dei valori degli immobili da contribuenti ed anche da certi (grossolani) economisti oltre che dalla stampa, anche pretestuosamente tecnica. E tutti in coro, spesso, invocano un nuovo Catasto perché i valori di mercato sono ritenuti disallineati da quelli del catasto (ignorando l’effetto dei coefficienti sulle rendite di cui s’è detto e la natura reddituale – almeno fino ad oggi – dell’attuale impianto catastale).

Almeno fino ad oggi”, s’è scritto. Perché per il catasto algoritmico è prevista per ogni unità immobiliare – in funzione delle due anime di cui s’è detto – l’attribuzione della tradizionale (almeno quanto al nome) “rendita”, ma anche (novità assoluta) di un “valore patrimoniale”, così che il nuovo Catasto recherà – appunto – due diversi dati per ogni unità immobiliare, costruiti con due diversi algoritmi (e sottoalgoritmi, per così dire) per ogni zona censuaria o microzona (la scelta non è ancora stata fatta).

Questa dell’anima patrimoniale del nuovo catasto algoritmico è la parte più nuova (o rivoluzionaria, che dir si voglia) del nuovo catasto, ma anche la più oscura. Il dato di ogni unità immobiliare sul suo valore patrimoniale, a cosa servirà? A cosa servirà, in particolare, nell’ambito della service-tax (concepita e decisa dopo la chiusura dei lavori da parte del Comitato ristretto di cui s’è detto), tassa (e non, imposta) che ha nel collegamento coi servizi ed i loro parametri, il suo vero aspetto innovativo? La domanda è legittima anche in relazione al fatto che, quand’anche si volesse istituire in Italia una imposizione di tipo patrimoniale, questa imposizione – per i principi fissati dalla nostra Corte Costituzionale come da quella tedesca – non potrebbe in ogni caso superare il civile criterio che un bene, nell’ambito di un Paese la cui Costituzione prevede l’esproprio con indennizzo, non può essere inciso oltre il reddito che produce (pena, appunto, un incostituzionale esproprio surrettizio attraverso la “progressiva erosione del bene” stesso, per usare le parole della Consulta).

Ma allora, non basta l’anima reddituale del catasto? Per questo, e perché comunque il nuovo Catasto entri in applicazione il più presto possibile (dato, anche, che il valore che dovrà accertare sarà quello “normale”, non ben definito scientificamente e comunque difficile da rilevare), abbiamo come Confedilizia proposto che la delega preveda l’inizio dei lavori di impianto del nuovo Catasto a partire dal rilevamento della compo-nente reddituale. Sappiamo bene che l’alta finanza – anche attraverso i giornali di cui dispone – tifa per la patrimonializzazione delle imposte immobiliari, ma proprio per questo occorre dissipare le per-plessità che l’indicato obiettivo, perseguito con pressoché quotidiana costanza, solleva. I timori (con i politici spesso condizionati – come non avveniva nella prima Repubblica – dall’alta burocrazia e dai Comuni, assatanati dalla necessità di fare cassa per salvaguardare, rispettivamente , i propri stipendi e i propri ignobili sperperi continuati) non sono davvero infondati.

Tutto questo, indipendentemente dal merito della futura tassazione immobiliare: si pensa invero, per il catasto algoritmico, di basarsi sui dati dell’Osservatorio dell’Agenzia delle entrate (che dalla stessa, e anche dal ministro Saccomanni, vengono peraltro formalmente definiti valori di larga massima) e sulla redditività dei beni calcolata dalla stessa Agenzia (peraltro: non, censendo i canoni, ma applicando ai valori di massima anzidetti un ignoto coefficiente di “fruttuosità”). Tutto questo, ancora, facendo calcolare valori e rendi-te da algoritmi di cui la Confedilizia ha ottenuto dal Comitato ristretto – per quando sarà il momento – la pubblicazione (nel precedente testo non era prevista) e senza che l’Agenzia abbia ancora reso noti i risultati degli esperimenti fatti in una ventina di città italiane (le esperienze internazionali hanno mo-strato che gli algoritmi – paragonabili ai derivati finanziari, negli effetti... – hanno un margine di errore del 30/35 per cento circa, che tradotto in tasse – della gravosità odierna – da pagare, non è poco).

Questo dato sul valore patrimoniale di ogni casa, non si sa dunque a cosa esattamente servirà, anche se – in mano ad un Fisco vorace – è assai facile intuirlo. Il fatto stesso che un Catasto a doppia anima (patrimoniale e reddituale) lo si voglia varare, e affrettatamente, proprio in un momento di straordinarie esigenze di cassa da parte della mano pubblica – statale e locale – non apre il cuore a molte speranze. Del resto, è ben noto che il primo – in Italia – a propugnare un Catasto patrimoniale fu il ministro Visco (che inserì una previsione al proposito nella Finanziaria 2007).

A parte questo, l’ultimo testo del Comitato ristretto prevede aperture di civiltà, di cui dobbiamo dare atto al Presidente Capezzone ed agli altri componenti del Comitato, finora sconosciute al nostro ordinamento fiscale. Abbiamo già detto della formale pubblicazione degli algoritmi, una conquista impor-tantissima (che non venne a suo tempo rivendicata per gli studi di settore, che – così – ancora oggi ne scontano il fio, specie in termini di credibilità e trasparenza). Ma fondamentale, in particolare, è che alle Commissioni censuarie locali e centrale – chiamate a convalidare, fra l’altro, le funzioni statistiche – parteciperanno per la prima volta nella storia del Catasto italiano anche i rappresentanti del mondo immobiliare (proprietari e agenti immobiliari), per cui la Confedilizia potrà, ad ogni livello e dal di dentro, controllare i processi per l’individuazione delle rendite (e degli eventuali “valori normali”).

Ancora, l’invarianza del gettito – stabilita dalla Commissione Capezzone a tutela dei contribuenti – sarà per la prima volta controllata, per espresso volere dello stesso Presidente condiviso dagli altri Commissari, a livello comunale (e quindi senza le fughe in avanti – recupero evasione nel Sud – alle quali eravamo abituati e che di fatto impedivano ogni confronto, e quindi ogni controllo). Ancora e da ultimo, il punto più importante: il legislatore delegato dovrà prevedere “particolari e appropriate misu-re di tutela anticipata del contribuente”, in aggiunta alle “necessarie” (prima, il riferimento – non suffi-ciente – era alle “ordinarie”) forme di tutela giurisdizionale, che lo stesso Presidente Capezzone ha individuato (Milano Finanza, 10.8.’13) nell’autotutela e nel ricorso alle Commissioni tributarie.

Per concludere, e a provare il “nuovo vento” liberale che soffia nella Commissione Finanze (e che non consentirà – si deve dire – al Fisco vorace di prendere il sopravvento, e cioè di farsi incontrollato e incontrollabile) un altro principio, a valere per tutti i provvedimenti attuativi, catastali e non. Il principio che gli stessi provvedimenti dovranno definire, e rendere facilmente individuabile per ciascun tributo, “il livello di governo che beneficia delle relative entrate”. Anche questo, un principio di grande trasparenza, finora totalmente sconosciuto al nostro ordinamento fiscale.







Questo Articolo proviene da GeometriCT
https://www.geometrict.it

L'URL per questa storia è:
https://www.geometrict.it/modules.php?name=News&file=article&sid=958