Riforma Professioni: ancora una volta è guerra
Data: Lunedì, 31 maggio 2010
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CORSO_DI_FORMAZIONE_PROFESSIONALE.jpgDiventa sempre più forte il sospetto che la riforma delle professioni in Italia sarà l'ennesimo buco dell'acqua. Nonostante, infatti, i buoni propositi iniziali di professionisti, politici ed industriali, è stato sufficiente che la dichiarazione d'intenti si sia tradotta nelle prime bozze di disegno di legge (presentate da Siliquini, Vietti, Vitali e Mantini) per scatenare una polemica che rischia, probabilmente, di avere come l'unico effetto il nulla di fatto



La prima reazione dei professionisti è arrivata dai Consigli nazionali degli Ingegneri, degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, dell'ordine nazionale dei dottori Agronomi e dottori Forestali, dei Geologi e dell'Ordine nazionale dei Tecnologi alimentari. In una nota congiunta, le suddette professioni tecniche hanno preso atto, con grande stupore, del "Testo unificato" della riforma delle professioni dell'On. Maria Grazia Siliquini. Come sottolineato, il testo della Siliquini avrebbe dovuto, fra l'altro, riassumere le riflessioni condivise e le analisi presentate al Parlamento nel corso di 11 mesi di audizioni, mentre contiene proposte, alcune anche di dettaglio (improprie in una legge di principi), che non sono condivise dalla maggior parte degli attori del sistema professionale ed in particolare dalle professioni tecniche.

In particolare, le professioni tecniche hanno contestato l'evidente confusione del Testo Unificato che appare in alcune parti contradditorio, senza alcun richiamo al principio della sussidiarietà, con norme in più punti arretrate rispetto alle attuali, ma soprattutto non capace di indicare i principi generali fondanti un moderno sistema professionale, in grado di tutelare gli interessi della collettività ed insieme dare valore e forza ai 2.000.000 di professionisti, per la metà giovani, iscritti negli Albi professionali, ritenendo inaccettabile:

  • il costante richiamo a ruoli associativi degli Ordini, che in realtà sono Enti pubblici non economici con funzioni di garanzia dei Registri pubblici per l'esercizio dell'attività professionale intellettuale;
  • l'intervento di dettaglio nella autonomia organizzativa degli Ordini professionali nazionali e territoriali;
  • la confusione nell'attribuzione ai Consigli nazionali di attività tipiche dei Consigli territoriali;
  • l'introduzione di tariffe prive di qualunque effetto cogente;
  • la spogliazione di funzioni istituzionali qualificanti dei Consigli nazionali e la loro riattribuzione ad un nuovo organismo, denominato "Consiglio Nazionale delle Professioni";
  • l'arretramento nella definizione delle modalità di gestione di rapporti convenzionali fra le Università e gli Ordini professionali, peraltro ledendo l'autonomia legislativamente garantita alle une ed agli altri;
  • la più volte ribadita equipollenza di indefiniti percorsi di "formazione professionale" a titoli di studio di livello universitario;
  • l'accorpamento degli Ordini e Collegi professionali da eseguirsi con modalità assembleari di tipo congressuale, in luogo di seguire stringenti percorsi legislativo-istituzionali;
  • la postergazione nell'individuazione dei titoli di accesso ai nuovi Ordini solo dopo l'avvenuto accorpamento di "alcune" categorie professionali, talché una siffatta disposizione produce l'effetto di subordinare l'intera riforma al soddisfacimento di specifici interessi particolari, in contrasto con quelli generali;
  • il divieto di segmentare, all'interno del medesimo Albo, competenze e titoli professionali secondo i diversi percorsi formativi di accesso, anche di diverso livello nonché di istituire specifiche sezioni;
  • la soppressione automatica delle attuali Sezioni B degli Ordini che le detengono, senza acquisire i preventivi pareri vincolanti degli Ordini presso i quali dette Sezioni sono istituite.

Al comunicato delle professioni tecniche, è seguito il durissimo commento del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, il quale ha definito il Testo della Siliquini "Un mostro giuridico che rischia di spazzare via gli ordini professionali". "Qui si sta cercando di sovvertire la natura costituzionale degli ordini professionali, enti di diritto pubblico a tutela degli interessi generali (ai quali i professionisti sono obbligatoriamente iscritti), per trasformarli in organismi di rappresentanza sindacale delle categorie intellettuali. È l'eutanasia degli ordini".

Ma alle dure posizioni dei diretti interessati, è seguito il sorprendente attacco del Presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che, senza mezzi termini, ha sferrato un duro attacco alle speranze dei professionisti in merito alla reintroduzione dei minimi tariffari. La Marcegaglia, parlando ad una folta platea di imprenditori durante l'assemblea pubblica dell'associazione degli industriali, ha definito i minimi tariffari della barriere all'ingresso inaccettabili, ritenendo allarmante la corsa in atto da parte del governo per ripristinarle. Ma il Presidente di Confindustria non si è limitata alle parole, ma ha lanciato un preciso messaggio al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, affermando che "Se Governo e maggioranza persistono in questa marcia indietro sulle liberalizzazioni nel commercio e nelle professioni, noi ci metteremo di traverso e sarà opposizione dura"
.
"Nessuno di noi - ha continuato la Marcegaglia - si è mai sognato di chiedere tariffe minime per macchine utensili, abiti o elettrodomestici. Se è questo che volete, ci metteremo in fila anche noi per ottenerle".

Cosciente di aver scatenato un putiferio, la Siliquini ha fatto parzialmente marcia indietro, rassicurando che il disegno di legge è solo un'ipotesi di testo base a cui seguirà un sereno e pacato confronto.

Ma siamo certi che la telenovela non terminerà qui...


Fonte: Lavoripubblici.it







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