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Amianto: fibra killer

Amianto: censimento in stallo, mancano impianti e discariche Quanto amianto c’è ancora in Italia? Quanto territorio è stato bonificato? Con quali tempi e dove sarà smaltito? A 18 anni dalla legge 257/92 che mise al bando la fibra killer nel nostro paese, rispondere a queste domande è ancora molto complicato. Infatti ad oggi solo 13 regioni, alle quali era stato dato compito di stabilire, entro 180 giorni, un programma dettagliato per il censimento, la bonifica e lo smaltimento dei materiali contaminati, hanno approvato un piano regionale amianto. Due (Puglia e Molise) non l’hanno ancora fatto mentre in Abruzzo è in corso di approvazione.



Di altre 3 regioni (Calabria, marche, veneto) e la provincia autonoma di Bolzano non si ha notizia. E anche laddove il piano esiste, le azioni che lo dovrebbero seguire, come la mappatura dei manufatti contaminati, non arrivano e si rimane alle stime del CNR e dell’ISPESL che parlano di 32 milioni di tonnellate presenti sul territorio nazionale, che prendono in considerazione però solo le onduline di cemento amianto.

Eppure a causa dell’amianto si continua a morire e secondo il registro nazionale mesoteliomi istituito presso l’ISPESL (che dal 1993 censisce il tumore dell’apparato respiratorio strettamente connesso all’inalazione di fibre di amianto) sono oltre 9.000 i casi riscontrati fino al 2004, con un esposizione che circa il 70% delle volte è stata professionale

Sommando le informazioni, risulta che ad oggi in Italia ci sono circa 50.000 edifici pubblici e privati in cui è presente amianto e i quantitativi indicati solo da 11 Regioni (Lazio, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Abruzzo, Molise, Sardegna, Toscana, Basilicata, Piemonte e Liguria) anche se non esaustivi, delineano comunque le dimensioni del problema: 100 milioni circa di metri quadrati di strutture in cemento-amianto, e oltre 600.000 metri cubi di amianto friabile.

Per quanto riguarda gli interventi di bonifica e di risanamento i ritardi registrati per i grandi siti nazionali si amplificano se si guarda ai piccoli interventi che sarebbero necessari a rimuovere l’amianto dalle strutture in cui è ancora presente.
La mancanza di impianti di smaltimento adeguati per i materiali contaminati da amianto, infatti, fa sì che le fibre rimosse debbano essere spedite da altre parti, anche all’estero come in Germania o in Austria.

Per supportare il lungo percorso che l’Italia deve ancora fare per risolvere il problema amianto Legambiente torna a fare la sua parte con “Liberi dall’amianto”, una campagna di informazione e formazione.

Al tempo stesso l’associazione chiede anche al Governo di garantire una continuità di risorse economiche per le analisi epidemiologiche necessarie a monitorare gli effetti sanitari del problema amianto. E al Ministero dell’Ambiente di mettere in campo gli strumenti e le risorse necessarie a completare quanto prima, attraverso i censimenti regionali, la mappatura nazionale iniziata nel 2003.



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