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PROFESSIONISTI: primi a vedere la crisi

CORSO_DI_FORMAZIONE_PROFESSIONALE.jpgProfessionisti al tempo della crisi. Fatturati in calo e assegni previdenziali in sofferenza. Lo scenario che lasciano intravedere i dati della casse professionali, fotografato al dicembre 2008, alle prime avvisaglie della crisi finanziaria ed economica che ha colpito il sistema produttivo mondiale negli ultimi due anni, è tuttavia molto chiaro. I trend sono emblematici ed è purtroppo facile analizzarli in prospettiva.



Per gli ingegneri il calo dei redditi, ad esempio, si è attestato nel 2008 all'1,5 per cento. «Ma il dato relativo ai fatturati è in realtà solo l'inizio di una diminuzione che si è andata accentuando con il trascorrere dei mesi», spiega il presidente del Consiglio nazionale Giovanni Rolando. «Mi aspetto un calo ancora maggiore dai dati relativi ai redditi 2009 e a quelli 2010, perché i professionisti sono ancora in crisi». Le difficoltà negli studi degli ingegneri sono cominciate alla fine del 2008, quando la recessione ha bloccato il settore del mattone. «Alla frenata busca del mercato edilizio privato – continua il presidente del Cni – si aggiunge anche la crisi delle opere pubbliche. Si lavora meno, e quando si lavora si fa una gran fatica a farsi pagare».

Il ritardo nei pagamenti non riguarda solo il settore privato («alcuni committenti sono addirittura falliti e quindi il professionista non riceverà mai compenso») ma anche quello pubblico: «I comuni – sottolinea Rolando – sono inchiodati al patto di stabilità e rimandano i pagamenti». Un'ulteriore sforbiciata ai redditi deriva dall'abolizione delle tariffe minime imposta dalle "lenzuolate" dell'ex ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani: «Se si aboliscono le tariffe in un momento in cui c'è poco lavoro – puntualizza il presidente del Cni – si finisce per favorire la concorrenza sleale di chi offre prestazioni a prezzi stracciati pur di lavorare».

Alla crisi del 2008 si aggiunge un incremento sproporzionato degli iscritti all'Albo: basti pensare che la Francia ha un terzo degli ingegneri dell'Italia. Sono i giovani a vivere le difficoltà maggiori e soprattutto pensando a loro Rolando chiede incentivi economici e un più facile accesso al credito. «Ma serve anche un potenziamento delle società interprofessionali e un piano di investimenti mirato», aggiunge.

 

Analoghe preoccupazioni accompagnano le valutazioni del Consiglio nazionale forense in vista di una riforma professionale sempre più urgente. Il leggero calo dei redditi medi percepiti dagli avvocati nel 2008 rispetto all'anno precedente va letto solo come un anticipo "statistico" dell'impatto, ben più negativo, che la recessione ha avuto nel 2009 e nel 2010 sulla redditività della categoria. E a pagare di più sono i circa trentamila giovani "imbarcati" ogni anno.

Ad ogni modo, il peso maggiore delle difficoltà economiche lo hanno sopportato (e lo stanno sopportando) i notai che anche nel 2008 hanno visto assottigliarsi del 10% i propri introiti. «Una contrazione di eguale misura – spiega Gabriele Noto, componente del Consiglio nazionale del notariato – è stata riscontrata nel 2007 e nel 2006. Questo vuol dire che in pochi anni abbiamo subito la perdita di poco meno di un terzo del nostro reddito. Per fortuna, la cassa professionale è stata amministrata bene, non ha inglobato titoli tossici o perdite finanziarie». Le cause di questa riduzione? «Oltre alla crisi che ha progressivamente tagliato il giro d'affari e il valore delle operazioni – precisa Noto – scontiamo alcune modifiche legislative che hanno sottratto alcune materie alla nostra competenza, dalle pratiche di trasferimento della proprietà delle auto alla cancellazione delle ipoteche. Abbiamo tuttavia cercato di conservare i livelli occupazionali all'interno dei nostri studi per non disperdere un personale altamente qualificato».

Secondo i dati di Inarcassa i redditi medi di ingegneri e architetti nel 2008 sono calati da 33.037 a 32.552 euro. Un dato “ottimistico” secondo Massimo Gallione, presidente del Consiglio nazionale degli architetti: «La nostra professione risente della scomparsa dell'edilizia pubblica, settore in via d'estinzione se si escludono le grandi opere». Secondo i dati degli architetti l'edilizia pubblica è calata del 90% in dieci anni. «E l'edilizia privata non se la passa tanto meglio. Il piano casa che doveva rilanciare l'economia del settore ha dato risultati limitati».

In discesa anche il fatturato dei geometri, che passano dai 22.695 euro annui del 2007 ai 22.506 euro del 2008. «I redditi – avverte però il presidente del Consiglio nazionale Fausto Savoldi – vanno letti scorporando l'età dei professionisti: la media non lo mostra, ma quelli in difficoltà sono soprattutto i giovani, mentre i redditi dei geometri affermati sono stabili». Oltre al problema anagrafico c'è anche da considerare il divario Nord-Sud: «Nel Meridione i tempi per i pagamenti si allungano – afferma Savoldi – e i compensi diminuiscono. Mentre al Nord si è sempre cercato di tenere alti i compensi. L'unica chance per chi si affaccia ora alla professione è specializzarsi con strumenti moderni che magari gli “anziani” non sanno utilizzare».

 

Fonte: Il Sole 24 Ore

 

 

 

 



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